«SI GIOCA qui la partita e Renzi ha ragione. Senza una ripresa del Mezzogiorno, il prodotto interno lordo dell’Italia non potrà crescere. Potrà aumentare il pil del Veneto, della Lombardia, ma non il pil del paese».

In un afoso pomeriggio di metà agosto l’avvocato Fulvio Bonavitacola, vicepresidente della Regione, è al quinto piano del Palazzo in via Santa Lucia.

Dopo una maratona di dieci mesi, cominciata in autunno con la battaglia per le primarie, il governatore Vincenzo De Luca è da qualche giorno in ferie e tocca al fedelissimo Bonavitacola guidare la Campania.

Il Palazzo, presidiato dalle guardie giurate, è per il resto semivuoto ma le stanze un tempo occupate dal professore Guido Trombetti sono attive. È qui che si svolgono riunioni operative mattina e pomeriggio.

Avvocato Bonavitacola, tutta questa attenzione del premier Renzi verso la Campania in realtà sta facendo crescere le aspettative sull’attività della nuova amministrazione regionale.

C’è troppa attesa rispetto a quelli che potranno essere i risultati?

«Io credo che l’attenzione del premier e del governo nazionale verso la Campania sia un aspetto da valorizzare. C’è una presa di coscienza dei ritardi del Mezzogiorno e c’è la consapevolezza che da qui deve ripartire il paese. Non si va avanti se non si rimette in moto il Sud».

La Regione, insomma, può diventare il traino per una ripresa di un Mezzogiorno che il recente rapporto Svimez ha fotografato a livelli inferiori rispetto alla Grecia?

«Il lavoro qui in Regione è già partito e le prime decisioni, soprattutto la ricostituzione del fondo per le disabilità, hanno dato il segno di un sensibile cambio di passo. Abbiamo anche dato l’impronta della rapidità delle scelte. Ora a settembre ci aspettano altri due tasselli importanti, la soluzione per eliminare le ecoballe e la nuova legge sulla gestione delle acque in Campania».

L’eliminazione delle ecoballe da Giugliano e dintorni potrà diventare un simbolo della svolta?

«Innanzitutto è un’operazione di civiltà. Ed è uno degli obiettivi che il presidente De Luca ha annunciato all’inizio della campagna elettorale. È evidente che si volta pagina e si cambia passo. Perciò eliminare le ecoballe significa cancellare un marchio negativo che segna da anni la Campania ».

Lei in giunta ha anche la delega all’ambiente. In che modo pensate di eliminarle?

«Con tre soluzioni. Il riciclo, il trasporto fuori regione di una parte delle ecoballe e la produzione di combustibile solido secondario ».

C’è poi il nodo del termovalorizzatore. In campagna elettorale, e anche in queste ultime settimane, avete detto no alla costruzione di altri inceneritori, ma lo Sblocca Italia ne prevede uno in Campania, peraltro proprio a Salerno. Come se ne esce secondo voi?

«Non so se il termovalorizzatore nello Sblocca Italia è a Salerno o a Giugliano. Ma non importa. Il punto vero è che in Campania non saranno costruiti altri impianti di questo tipo ».

Ormai il no a nuovi termovalorizzatori è unanime in tutte le regioni italiane, ma siete convinti di potercela fare con il solo impianto di Acerra?

«Certamente. Oggi Acerra brucia 700 mila tonnellate all’anno. In Campania, dunque, abbiamo un deficit di 150 mila tonnellate, ma rientreremo nel giro di pochissimi anni, tre o quattro al massimo, costruendo altri impianti più leggeri tra cui quelli per il compost. Oggi ce ne è uno solo pubblico a Salerno. E aumenteremo la raccolta differenziata. Faremo questo in un periodo certamente più breve rispetto a quanto occorrerebbe per realizzare un termovalorizzatore».

L’Italia e la Campania, intanto, restano sotto esame a Bruxelles dopo la pesante multa per i rifiuti.

«Noi abbiamo già approvato una delibera in cui puntiamo su impianti leggeri e differenziata che negli ultimi tempi è cresciuta in modo significativo. Ora il rapporto è tra governo e Unione europea anche se ritengo che la Regione dovrà andare a Bruxelles per spiegare il piano. E credo anche che l’Italia dovrà chiedere una riduzione della multa, nella parte che riguarda la sanzione quotidiana, soprattutto in seguito al nostro nuovo piano».
OTTAVIO LUCARELLI

Repubblica del 13.8.2015