Cesa

Cesa è un comune italiano di 9 401 abitanti della provincia di Caserta in Campania.

Cesa

Storia

La zona fu centuriata in epoca gracchiana (Ager Campanus I) e successivamente all'epoca di Silla e Cesare (Ager Campanus II); di entrambe le centuriazioni rimangono evidentissime tracce.

Cesa fu in origine probabilmente uno dei minuscoli casali appartenenti alla Liburia Atellana, in cui si svolsero pochi eventi storici di rilievo. Il primo documento che accerta l'esistenza del borgo è un diploma dei principi Pandolfo I e Landolfo III di Capua, risalente all'anno 964 d.C., ma oltre a questo poco è noto sulla sua più remota storia.

Fu legata probabilmente a le vicende della morente Atella e, più tardi, della nascente Aversa, poiché, dopo il Mille, Cesa fu per lungo tempo un casale della città normanna (tale rimase fino alla costituzione dei comuni in epoca murattiana), appartenuto prima al feudo del conte Roberto di Sant'Agata, e successivamente ai Carafa, ai Villano, ai Palomba, ai Del Tufo e ai Maresca, che ne furono gli ultimi proprietari.

Inizialmente la zona apparteneva alla diocesi di Atella, passò alla diocesi di Aversa dopo la sua costituzione.

Esiste anche un attestato risalente al 1156 che menziona Cesa: si tratta di un atto di permuta tra la Congregazione Capitolare di San Paolo di Aversa ed un certo Unfrida Rebursa, che cedette tre terreni «in territorio ville que dicitur Cesa» in cambio di una corte, alcune case ed un orto che appartennero a Guglielmo Decano.

Nel Repertorio delle Pergamene di Aversa (1215-1549) si legge che nel 1304 il Re Carlo II «ordina che quella via fuori della città di Aversa sia chiusa, cioè dal Trivio di qua dal Ponte a Selice fino alle villa di Cesa» in modo che i viaggiatori passino per la città di Aversa dove potranno riposarsi e trovare ogni cosa che sia di loro gradimento.

A Cesa esisteva un monastero di Montevergine, fondato da Bartolomeo di Capua, protonotario e logoteta del Regno di Napoli. Qui i monaci verginiani erano presenti nella Cappella della Santissima Trinità, eretta vicino alla chiesa di San Cesario Martire. Quel monastero venne trasferito ad Aversa per opera di Nicolò Porcarii, tra il 1343 e il 1382, al tempo della regina Giovanna I.

In un atto del 1310 di Carlo II d'Angiò per valutare i beni di Aversa, Cesa risulta un casale della città («casali Cesae pertinentiarum Civitatis Aversae»).

Il Priorato di Capua (Sacro Militare Ordine di San Giovanni di Gerusalemme) possedeva un edificio nel casale di Cesa; dal cabreo del 1680 apprendiamo che venne venduto da Domenico De Marino ad Alfonso Acquaviva d'Aragona (cavaliere gerosolimitano dal 1601) e dunque il possedimento passò all'Ordine. La parte occidentale di questo edificio confinava con i beni della Chiesa di San Cesario. Il 24 settembre 1679 il cespite era tenuto in affitto dagli eredi del defunto Giovanni Luca di Marino. Per mancanza di documenti non sappiamo con esattezza l'anno in cui i cavalieri gerosolimitati si stabilirono a Cesa e quanti fossero i loro possedimenti in questo casale.

Nel 1806 furono emanate le Leggi eversive della feudalità che comportarono la fine dei privilegi feudali nel Regno di Napoli e l'inizio dell'Amministrazione comunale.

  1. ^ Giacinto Libertini, Persistenza di luoghi e toponimi nelle terre delle antiche città di Atella e Acerrae, Istituto di Studi Atellani, 1999.
  2. ^ Chronicon Vulturnense, sive Chronicon antiquum Monasterii Sancti Vencentii de Vulturno, auctore Johanne eiusdem coenobii monacho ab anno circiter DCCIII ad MLXXI, in L. MURATORI, Rerum Italicarum scriptores (Scrittori di cose italiche), Milano 1723, t. I, part. 2, p. 460.
  3. ^ F. M. Pratilli, Dissertatio de Liburia, Napoli, 1745.
  4. ^ Cod. Dipl. Aversa, p. 117, doc. LXVIII.
  5. ^ Repertorio delle pergamene della università e della città di Aversa, dal luglio 1215 al 30 aprile 1549, Tip. R. Rinaldi, 1881.
  6. ^ Ernesto Rascato, Presenza benedettina verginiana in Campania, Aversa 2013.
  7. ^ F. De Michele, Abbozzo Storico su Cesa (con una lettera inedita di Francesco Bagno), Napoli, 1939-XVII, p. 5.
  8. ^ L. Giustiniani, Dizionario geografico ragionato del Regno di Napoli, II, Napoli 1797, p. 94.
  9. ^ a b Valletta, National Library of Malta, Archivio dell'Ordine di Malta, 6186, Cabreo del Priorato di Capua fatto dell'Eccellentissimo Priore Gabuccini 1680, in Appendice.
  10. ^ a b Marcello Romano, Cesa: la domus di San Giovanni, in "Il Gran Priorato Giovannita di Capua", Altrimedia (2008), pp. 159-162.
  11. ^ Bartolomeo Dal Pozzo, Roberto Solaro di Govone, Ruolo generale de' Cavalieri Gerosolimitani della veneranda lingua d'Italia, Torino 1714, p. 184.

Cesa

Geografia fisica

Il comune è situato nella piana campana (ager campanus), ovvero Piana del Volturno, e fa parte dell'agro aversano, alla destra dei Regi Lagni. Cesa è il terzo comune più piccolo della provincia di Caserta per superficie territoriale, lo precedono Curti e Portico di Caserta. È il terzo comune più a sud nella provincia di Caserta, lo precedono Parete e Sant'Arpino.

Cesa

Evoluzione demografica

Abitanti censiti

  1. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.

Cesa

Origine del nome

Pannello toponomastico: Cesa (Provincia di Caserta) Pagus dell'antica Atella, terra natìa di patrioti e rivoluzionari; Città delle 99 Grotte, delle Alberate e del Vino Asprinio

Diverse sono le ipotesi sull’etimologia del nome Cesa, che trae origine da una voce latina, caesus, dal verbo caedere (tagliare). Infatti Cesa sorgeva come borgo dell’antica Atella, e di conseguenza era tagliato fuori dalle grandi vie di comunicazione. Una spiegazione egualmente attendibile, e riconducibile sempre al verbo latino caedere, ipotizza che Cesa in origine fosse un terreno boschivo chiamato in seguito a disboscamento “silva caesa” (selva tagliata).

A favore di quest'ultima ipotesi, è interessante rilevare che nell'anno 755 nella piccola vallata di Tredozio (Forlì-Cesena) sorse una nuova abitazione rurale che fu chiamata Cesata. Come avvenne per la località di Cesa, anche Cesata fu posta sotto la protezione di San Cesario, diacono e martire. Tra le ipotesi dell'etimologia del nome Cesata, alcune fonti ipotizzano che il prefisso caes- rimandi al termine desueto "cesina" (cioè, "terra disboscata"), col valore antico di "strage di alberi", "strage nella selva".

Secondo lo studioso Domenico Chianese «più sicura dell'etimologia di Gricignano è quella di Cesa che non è altro che un'accorciatura di Cesine e Cesinole» e ricorda che Carlo II donò al suo medico le cesine di Afragola con tutti i vassalli.

È da notare che anche il nome della località Cesinola, frazione di San Cesareo di Cava de' Tirreni, lascia pensare che la zona un tempo fosse un bosco ceduo, cioè di alberi destinati al taglio. La radice ces- permane in altri termini italiani in cui si presuppone un taglio, come cesura, cesoia, parto cesareo. Tutte queste località avrebbero in comune la radice del nome, il ricordo del grande condottiero Giulio Cesare o degli imperatori romani (i divi Cesari) ed il santo protettore, San Cesario di Terracina (invocato, tra l'altro, anche per la buona riuscita del parto cesareo).

A pochi chilometri da Cesa, nel territorio di Giugliano, lungo il corso della via Consolare e Campana, esisteva anche un’altra località sotto il nome di "Sancti Cesarii ad Silicem" (San Cesario in Silice) nella quale si trovava la piscina «gradata» (esiste ancora il sito "Le Puscinelle" dove vi sono i resti di queste antiche cisterne d'epoca romana che avevano la funzione di raccogliere e conservare le acque meteoriche e di falda).

  1. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore :2
  2. ^ Romanistisches Jahrbuch, volume 8, W. de Gruyter, 1958.
  3. ^ Il culto di San Cesario: studi sulle origini di Cesa, Giugliano e Marcianise - LaRampa.it, in LaRampa.it, 26 dicembre 2017. URL consultato il 29 dicembre 2017.
  4. ^ Domenico Chianese, I casali antichi di Napoli, Tip. Pesole, Napoli 1938.
  5. ^ Salvatore Fasano, Le strade di Cava de' Tirreni. Toponomastica storica, Area Blu Edizioni, 2013.
  6. ^ A. Gallo, Aversa Normanna, Aversa, 1988, p.88
  7. ^ Le due vie che limitano a destra e a sinistra la contrada San Cesario, si congiungono alla via «Silice di Barracano» (scilicet prope consularem viam seu Campanam).

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